Davanti alla TV con un amico, tutti due senza parole. Sullo schermo scorrevano immagini bellissime e, fino a poco tempo prima inimmaginabili: il muro di Berlino stava cadendo. Sotto i colpi di migliaia di persone, il simbolo di decenni di Guerra Fredda si stava sgretolando. Era la sera del 9 novembre del 1989
e da poco era scorsa sui terminali delle agenzie stampa di tutto il mondo la notizia che il Governo della DDR avrebbe dato il permesso ai suoi cittadini di attraversare il confine verso Berlino Ovest.
e da poco era scorsa sui terminali delle agenzie stampa di tutto il mondo la notizia che il Governo della DDR avrebbe dato il permesso ai suoi cittadini di attraversare il confine verso Berlino Ovest.
A dare la notizia per primo è un giornalista italiano all'ANSA di Berlino Est, Riccardo Ehrman, che il 9 novembre, a una conferenza stampa del governo chiede al ministro della Propaganda della DDR, Günter Schabowski, che aveva appena detto che tutti i berlinesi dell’Est avrebbero presto potuto attraversare il confine con un appropriato permesso, da quando le nuove misure sarebbero entrate in vigore. Il ministro cerca inutilmente una risposta nella velina del Politburo, ma non avendo un'idea né un'indicazione di partito precisa, azzarda: “Per accontentare i nostri alleati, è stata presa la decisione di aprire i posti di blocco. (...) Se sono stato informato correttamente quest'ordine diventa efficace immediatamente.”
Era il segnale da tempo atteso dai cittadini di Berlino Est: a Checkpoint Charlie si ammassano migliaia di tedeschi che chiedono di entrare nella parte Ovest. Il Comandante delle guardie di confine di Berlino Est non se la sente di dare l'ordine di sparare a vista contro chi attraversa il varco senza permesso.
E così inizia l'esodo in massa verso la parte ovest della città, il pacifico assalto al muro.
Vengono divelte le barriere di filo spinato e i berlinesi dell'Est si arrampicano sul muro sotto gli occhi attoniti dei loro concittadini dell'Ovest, che non ci pensano due volte a prendere parte all'evento. Tutta la notte tra il 9 e il 10 novembre, e nei giorni successivi, decine di migliaia di persone, mattone dopo mattone, frantumano l'infame barriera.
Ricordo l'emozione di vedere quella massa di persone arrampicate sui resti del muro con lo sguardo incredulo e felice, che saltavano, si abbracciavano tra sconosciuti, piangevano di gioia. Uno spettacolo così non è dato vedere tanto spesso.
Certo, la caduta del muro non è stata un evento estemporaneo, ma il culmine di una catena di accadimenti che, uno dopo l'altro, hanno portato a quello che è considerato l'evento simbolo della fine della guerra fredda. A partire dall'elezione del giovane Gorbacev a segretario del PCUS nel 1985 e alla sue successive riforme: la Glasnost e la Perestroika.
L'anno clou, in cui si concentrano tutti gli eventi, è però il 1989. Ad aprile in Polonia viene legalizzato il sindacato Solidarnosc, ad agosto l'Ungheria inizia a smantellare la “cortina di ferro” e a settembre apre la frontiera con l'Austria, da cui passa chi fugge dalla DDR. A inizio novembre viene concesso ai rifugiati nelle ambasciate della Germania Ovest di Praga e Varsavia di trasferirsi nella Repubblica Federale Tedesca. Dopo il crollo del Muro, Il 22 dicembre a Berlino è riaperta la Porta di Brandeburgo.
E non è finita, anche gli altri paesi del Patto di Varsavia sono in fermento. Il 17 novembre in Cecoslovacchia inizia quella che prese il nome di “Rivoluzione di velluto”: un movimento non violento che in un pochi giorni rovescia il regime filosovietico. Il 29 dicembre Václav Havel diventa Presidente della Cecoslovacchia.
Il 25 dicembre in Romania, dopo violente manifestazioni e scontri di piazza, il dittatore Nicolae Ceausescu e la moglie Elena vengono giustiziati.
Il tema natale della caduta del Muro, eretto per il 9 novembre alle 19,31, quando il giornalista Riccardo Ehrman batte la notizia appresa alla conferenza stampa e già i berlinesi iniziano ad accalcarsi ai varchi, è parlante: la tripla ed esplosiva congiunzione Sole-Mercurio-Plutone in Scorpione è in trigono a Giove- fortuna e sestile a Nettuno-cambiamento. Lo stesso Giove è sull'ascendente Cancro, il segno della Patria, ed è in opposizione allo stellium Urano-Venere-Saturno-Nettuno in Capricorno, segno che ben sappiamo legato al potere. Ed è un potere che si frantuma sotto il suo stesso peso.
La Luna, il popolo, all'inizio della serata, alle 19, 30 è in Pesci e segnala l'errore del ministro che si rivela fatale per il suo paese, ma una liberazione per la sua gente.
Nel corso della notte il luminare passa in Ariete e testimonia l'assalto al muro. Anche gli aspetti negativi, a volte, portano ad eventi decisamente positivi.
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